NUOVA CENTRALE DI STOCCAGGIO AD ALFONSINE: LA BOMBA ECOLOGICA CHE TUTTI IGNORANO!

Lugo, 12 agosto 2013

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  1. Domenico Coppola
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    È notizia recente che, in una zona della Bassa Romagna già vessata dalla presenza di una controversa discarica, Il Ministero dell’Ambiente sta valutando se disporre l’autorizzazione per la concessione di un vasto impianto di stoccaggio, interessando un largo tratto di territorio che si estende da Alfonsine a Voltana (Taglio Corelli). In un avviso comparso sul Resto del Carlino, il giorno 9 Luglio la società interessata dichiara:
    “La Società Stogit S.p.A. […] comunica che in data odierna, 9 luglio 2013, inoltrerà al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare istanza per l’avvio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale relativa al progetto: Concessione Alfonsine Stoccaggio – Realizzazione nuovo impianto di stoccaggio gas di Alfonsine (RA). Il progetto, localizzato in Regione Emilia Romagna, Provincia di Ravenna, nei comuni di Alfonsine (interessato sia dalla realizzazione della nuova centrale di trattamento e di compressione gas che da quattro future aree clusters dove saranno ubicati i pozzi di stoccaggio) e di Lugo (interessato da un’area cluster per i pozzi stoccaggio), in sintesi, prevede:
    - la realizzazione, su una area di estensione pari a circa 110.000 mq, di una nuova centrale di stoccaggio gas dove saranno localizzati gli impianti di compressione e di trattamento del gas naturale;
    - la perforazione di 19 nuovi pozzi (da adibire a stoccaggio gas) e la conversione di 5 pozzi esistenti (4 da adibire a monitoraggio ed 1 allo stoccaggio gas); pozzi che saranno distribuiti in 5 aree, futuri clusters, con utilizzo di 5 aree già esistenti da ampliare […]”.
    Il comunicato manca di fornire le notizie davvero rimarcanti, paventando un impatto ambientale “irrilevante” e trascurando il fatto che l’impianto metterebbe a rischio la tutela delle area protetta del Fiume Reno e andrebbe a modificare la destinazione d’uso di un’ampia zona agricola. La VIA dovrà invece tenere conto di come un progetto del genere inciderebbe sul territorio. In quest’ottica, provando ad immaginare il lavoro che stanno svolgendo al ministero, gli Amici di Beppe Grillo per la Bassa Romagna hanno avuto la pazienza di spulciare l’intera documentazione disponibile scoprendo che:
    - L’intero impianto produrrà inquinamento atmosferico emettendo ossidi di azoto e polveri sottili;
    - per avere un’idea dei lavori da eseguire e della grandezza delle strutture basta tener conto del fatto che Il potenziale di gas stoccabile sarà di c.ca 2.000.000.000 di m3, il doppio della capienza attuale della centrale di San Potito;
    - ogni sito dovrà necessariamente essere rischiarato durante la notte come se fosse giorno, provocando un notevole inquinamento luminoso;
    - l’intero progetto prevede una serie di operazioni invasive nel sottosuolo (trivellazioni, pompaggio, modifiche alla morfologia) trascurando che il territorio interessato è classificato come Zona Sismica 2 (in una scala da 1 a 4 dove uno è il massimo grado di pericolosità): zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi terremoti abbastanza forti.
    Appare dunque concreto il rischio di inquinamento dell’aria, del possibile aumento dell’incidenza tumorale nella zona interessata e del rischio geologico. Ciò nonostante fino a pochi giorni fa le amministrazioni locali hanno mostrato un atteggiamento quantomeno ambiguo, spergiurando di non sapere nulla del progetto e di non avere a disposizione materiale informativo (planimetrie e documentazione). Le stesse amministrazioni che assicurano di non aver ricevuto in passato e che non riceveranno in futuro alcun tipo di compenso, quantunque sia calcolato che una volta a regime l’impianto produrrà un introito di 4.000.000 di € al giorno.
    Gli Amici di Beppe Grillo per la Bassa Romagna, oltre a porre l’accento sulla pericolosità per la salute delle persone e per la tutela dell’ambiente che può avere un progetto di tale portata, segnalano la scorrettezza del governo e delle amministrazioni locali che permettono di presentare richieste di questo tipo in estate (quando la soglia di attenzione dell’opinione pubblica è decisamente bassa) e ostacolano la possibilità di visionare i documenti per formulare ipotesi e verifiche.
    Tutto ciò va contro qualsiasi principio democratico a favore di un dittatura del mercato energetico, rafforzando di fatto i monopoli delle società coinvolte a discapito del benessere e dei diritti del cittadino.
     
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